Una perfetta immobilità

(da “I colori della fragilità” ZONAcontemporanea ed.)

“Tu credi di sapere sempre tutto, vero? Anche cosa fa per me?”.

Si alza dallo sgabello girevole, mi raggiunge, la osservo come se fosse una sconosciuta: le ciocche di capelli scuri che le ricadono lungo il collo abbronzato, la forma tonica delle braccia, il tatuaggio tribale appena sotto il bicipite. Ma lei non è una sconosciuta.

“A te si addice il profumo mielato del calicanto, le sere in cui hai scritto troppo e i tuoi personaggi non ti danno tregua. Quello delicato del gelsomino quando la testa brucia di pensieri. A te si addice una cascata di ciliegio in fiore quando ti fai carico di tutti i mali del pianeta”.

“Io amo i fiori di ciliegio”.

Non so nemmeno perché mi sia uscita, con tutto quello che avrei potuto dire. O non dire.

Lei è la mia June. Questo avrei potuto dire. Tu sei la mia June. Mi affido alle tue cure. Ai tuoi profumi. Indicami la via e poi percorriamola insieme. Io sono pronta.

Anche se qualcuno dentro di me tenta di banalizzarla (è solo una bizzarra visionaria, non lasciarti incantare…) il seno che s’intravede da sotto la canotta bianca, è lei: June.

Il tessuto liso della pettorina di jeans, è lei: June. I due bottoni di metallo che sembrano occhi di marziano, è lei: June.

E più la guardo, più so che ha ragione. Che non mente. Che il suo corpo è sincero e lo sono le sue mani che ora mi stanno toccando, come se fossi un fiore.

Toccano i miei capelli e li percorrono fino alle punte e toccano il mio collo, in quel luogo in cui si contrae per tutte le ore trascorse a scrivere. Possibile siano sempre così calde le sue mani?

“Non aver paura, Je veux juste vous aimer“.

Se lo voglio faccio ancora in tempo a fuggire.

Devo solo alzarmi e rivestirmi, scendere le scale e tornare da Ginevra che ama il piccione Luis; da Francesco che non so chi ami veramente, quando e se tornerà. E ora lui non mi fa più paura, è il nulla paragonato a June.

Perché June non teme nulla, come se avesse già provato tutto. Mi carezza la schiena, si sofferma sulla forma della mia colonna vertebrale, quasi ne volesse riassemblare le vertebre, cambiargli di posto per rendermi una donna più cedevole sotto le sue mani.

Senza che lei me lo chieda, mi alzo in piedi, sono nuda fino alla vita.

Mi sento sciogliere come la cera di soia con cui ha rivestito il mio busto di creta. E’ una perfetta immobilità la nostra. Non respiro per timore di scalfirla.

Poi, prendo a respirarla, a piccoli sorsi, come chi nuota contro le onde. Una di fronte all’altra, restiamo in piedi, non so cosa accadrà, ma sento che la paura si sta dileguando.

Sfiora con le sue labbra forti le mie, le schiudo appena, come arrese.

“Ora non dare ascolto a questa” mi dice, poggiandomi una mano sulla testa.

Vorrei dirle molte cose ma mi arresto, sento l’intensità delle parole non pronunciate, le mie e le sue. Questo significa che non posso nasconderle più nulla?

Oh, June, senza ali volo via. Senza occhi ti guardo. Sei l’unica creatura che io non voglio risistemare, sei già perfetta così.

La tua bellezza senza regola mi disarma e le mie pupille, a tua insaputa, si colorano di te.

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